Conversazioni sulla Moda
LBE ARCHIVE TALK
LINDA E IL SUO PRIMO ABITO REALIZZATO PER GUCCI.
IL PRIMO APPUNTAMENTO DELLE NOSTRE CONVERSAZIONI SULLA MODA
Sono molte le storie che si possono celare dietro ad un abito; storie fatte di passione, lavoro ed incontri.
Ed è quello che è successo un mercoledì mattina come tanti. La nostra vetrina Archive era appena stata allestita, e un abito Gucci della Fall Winter 2008 era appeso all’angolo destro.
Linda, casualmente libera dai suoi impegni di lavoro, era a passeggio con un amico quando si fermò davanti alla nostra vetrina sorpresa da ciò che il suo sguardo aveva intercettato: da questo incontro tutto ebbe inizio.
La storia di questo capo aveva per lei un significato particolare, che ci teneva a condividere con noi. Per il nostro primo appuntamento di questa serie di conversazioni sulla moda, la nostra rubrica “LBE Archive Talk”, abbiamo intervistato Linda e quando ci siamo incontrati per approfondire i suoi racconti, ci ha sorpresi portando con se una raccolta inestimabile dei suoi lavori, un catalogo con foto, bozzetti, articoli e modelli tutti riguardanti le sue creazioni per i vari brand con cui nel corso degli anni ha collaborato.
Che cosa significa per lei questo abito?
L’abito che stiamo guardando mi suscita forti emozioni e ricordi: è stato il mio primo abito in assoluto realizzato per Gucci ormai più di quindici anni fa, ero da poco in azienda e la voglia di fare era tanta, venivo da esperienze diverse passando da Cavalli a Dolce&Gabbana (periodo in cui ha condiviso casa a Firenze con un giovane stagista, Olivier Rousteing ndr), ma Gucci è sempre stato Gucci e le aspettative erano davvero alte.
Quale ruolo ricopriva in azienda?
Sono stata assunta come modellista senior, un lavoro tecnico che traduce e rende possibile la creatività dei designer.
Il nostro lavoro è strettamente legato a quello dell’ufficio stile: una volta prodotto il bozzetto, ci viene passato e da quello iniziamo la realizzazione del cartamodello.
Ho un bellissimo ricordo di Peter Dundas, ai tempi Chief Designer di Roberto Cavalli, legato al nostro ruolo di modelliste: è stato uno dei pochi a dare valore e il giusto riconoscimento al lavoro svolto, i modelli che producevo diventavano “gli abiti di Linda” riconoscendo in me e nel team tecnico la dedizione e la fatica nel rendere possibile le sue idee.
Diciamo che normalmente, un po’ come in ogni lavoro, se l’abito veniva bene era merito dei designer ma se veniva male era colpa dei tecnici che non avevano saputo cogliere al meglio l’idea.
Da dove viene l’idea di questo modello?
Quando mi è stata raccontata la collezione, in allegato ai bozzetti avevano messo la fotografia di un abito Anni ’20 di Lanvin dal quale avevano preso ispirazione per la linea; era ricco di dettagli e ricami, la vita tipicamente bassa, e la fusciacca in vita.
L’intera collezione su cui stavamo lavorando era ricca di dettagli, passamanerie e ricami, una vera e propria conversazione sulla moda folkloristica.
Qual è la struttura del modello?
L’abito ha una struttura lineare: le spalle sono strette e consentono una mobilità un po’ ridotta perché il motto era “la donna Gucci non prende il tram”. Questa frase è abbastanza significativa per capire l’idea di donna proposta in quegli anni, una donna impegnata e indipendente, sicura di sé e di successo, e per questo non costretta a dover prendere i mezzi pubblici.
Le spalle dovevano essere piccole a costo di far difetto, era uno dei punti chiave per la realizzazione di questo modello, ma lavorandoci molto sono riuscita a “sdifettare” il modello rendendolo perfetto.
Il punto vita era leggermente abbassato, come nei modelli Anni ’20, ed accentuato da una baschina dalla quale partiva una gonna dritta con una plissettatura nella parte centrale; nascoste sui fianchi abbiamo messo le tasche, elemento amato e proposto in moltissimi modelli dalla Giannini perché donavano una “pratica disinvoltura” che secondo lei era fondamentale.
Qual è stata la cosa più difficile da realizzare per questo modello?
Uno degli step più critici è stato dopo la prima prova del modello: l’abito è stato approvato dall’ufficio stile e gli era stato attribuito un tessuto stampato. Insieme a una collega del prodotto, figura che lavora a stretto contatto con l’ufficio stile, abbiamo piazzato i vari pezzi che compongono l’abito, davanti/dietro, baschina, manica etc… La difficoltà stava nel posizionare al meglio la stampa cercando di farla combaciare il più possibile ai disegni. Essendo un tessuto con stampe diverse bisognava trovare punti strategici dove posizionare al meglio ognuna di esse. Abbiamo così optato per la stampa cachemire su tre fasce in modo da poter sezionare l’abito: la prima sulle spalle, la seconda in vita e la terza appena sotto la baschina.
Una volta approvata la scelta dei vari disegni, abbiamo fatto una seconda prova per vedere il modello quasi ultimato.
Sullo scollo a V sono stati posizionati sei ricami con delle borchie dorate, a riprendere i ricami dell’abito Lanvin, e ai due superiori abbiamo applicato due lacci in pelle con all’estremità due nappine.
Si ricorda se l’abito e la collezione sono stati apprezzati?
Ricordo che è stato molto apprezzato, è stato indossato da Charlize Theron per un evento ed è apparso su vari editoriali, tra cui Fort Lauderdale. E’ stato messo anche in vetrina nella boutique Gucci di Venezia durante il Festival del Cinema.
Adesso in cosa è concentrata, ha qualche progetto?
Dopo Gucci ho lavorato per diverse aziende, una che mi ha lasciato un ricordo indelebile è stata in assoluto Alexander McQueen. È stato il posto in cui mi sono divertita di più e sentita stimolata a realizzare i modelli, la difficoltà delle idee e dei bozzetti era davvero alta e quindi serviva dare il massimo per poterli tradurre al meglio.
Adesso invece sto lavorando con un designer emergente ad una collezione street-wear, mi piace mettermi alla prova con cose sempre nuove, e questo ambito è un po’ distante da tutto ciò che ho fatto finora e per questo mi piace molto.
Il nostro appuntamento con le conversazioni sulla moda tornerà presto con nuove interviste e insights sugli archivi dei migliori brand.
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